Un giovane artista, cantautore e chitarrista statunitense, scomparso a soli trentuno anni. Ci sembrava doveroso ricordarlo a pochi giorni del 23esimo anniversario della sua morte.
Questo articolo è stato scritto in collaborazione con noi di PaKo Music da un amico, un appassionato di musica rock ma un intenditore di musica, in generale.
Lui è Massimo Comi.
Quella morte di Jeff Buckley. Una morte assurda, per un semplice bagno in un fiume.
Si dice che Jeff stesse canticchiando la canzone “Whole Lotta Love” dei Led Zeppelin, mentre entrava in acqua, a testimonianza che i grandi amano i grandi come loro.
Nella sua breve parabola artistica ci ha lasciato solo un album, “Grace”. In italiano, questo titolo si può tradurre con “grazia”. La sua musica e le sue parole sono cadute su di noi proprio come una grazia, lasciando una traccia indelebile nei nostri cuori, facendoli battere con una nuova forza ed un nuovo vigore. Oltre ai nostri cuori, anche le nostre anime hanno trovato nuova linfa vitale nella voce di questo artista, dal timbro particolare ed immediatamente riconoscibile e dalla sensibilità unica.
Alcuni fanno dei paragoni tra lui ed il suo famoso padre, Tim Buckley, un cantautore eccezionale.
Io credo sinceramente che questo raffronto non stia in piedi, perché Tim e Jeff sono figli ciascuno della propria epoca e di conseguenza hanno visto e raccontato le cose in modo diverso. Jeff sapeva toccare con immediatezza le corde dello spirito di chi lo ascoltava, purificandolo e rendendolo sempre più ricettivo verso ciò che di bello il mondo aveva da offrirgli.
Una canzone che mi ha sempre trasmesso un'infinita spiritualità è la sua cover di “Halleluja” di Leonard Cohen, che interpreta secondo me in modo mirabile, rispettandone profondamente il significato e la profondità dei sentimenti.
In quel 29 maggio 1997 il mondo ha perso un angelo, che con le sue ali si librava sopra le nostre teste ogni volta che cantava un proprio pezzo: sono convinto che abbia raggiunto il Paradiso, perché la sua musica era qualcosa di celestiale, che a volte sembrava troppo grande per essere contenuta in questo mondo. Io l'ho sempre considerato un ragazzo semplice, che metteva tutto sé stesso in quello che interpretava: la sua concentrazione sull'esecuzione era tale che sembrava tenesse sempre gli occhi chiusi, con un atteggiamento estremamente riflessivo e focalizzato sulle sensazioni che voleva generare nell'ascoltatore. Sembrava inoltre che trattenesse tutta la propria emotività dentro di sé, perché il suo volto non si trasfigurava e non cambiava espressione mentre cantava, quasi che lasciasse al potere delle parole il compito di raggiungere l'anima di chi ascoltava.
A qualcuno questo atteggiamento poteva dare l'impressione che fosse una persona estremamente timida, incapace di rivelare le proprie emozioni con i gesti e le espressioni. Io penso invece che fosse un artista estremamente sensibile e che questa sensibilità gli procurasse quasi del dolore, gli ferisse l'anima quando si trovava a cantare ciò che aveva scritto e che solo esprimendo attraverso il canto ciò che aveva dentro di sé riuscisse a liberarsi di quella ferita.
Mi ha sempre dato l'impressione che l'interpretazione canora fosse per lui un momento catartico, in cui esternare tutta la propria emotività e metterla a disposizione del pubblico, per trasferire quel trasporto, quello speciale e complesso sentimento di comunanza che lo rendeva così vicino allo spirito di chi aveva di fronte.
Considero Jeff Buckley come uno dei migliori cantautori della storia recente della musica: peccato che abbia avuto così poco tempo per dimostrare il suo valore di perla rara nel mondo musicale. Ogni volta che ascolto il suo unico album, mi sento penetrare in profondità nell'animo, in un momento che diventa catartico anche per me, perché mi libera da tutte le sovrastrutture, da tutti i paletti, da tutte le costrizioni esercitate dal mondo sul mio spirito. Alla fine, mi sento più libero e leggero e sento che posso fluttuare nell'aria, come faceva lui quando cantava.
Grazie di tutto, caro Jeff.
HALLELUJA - JEFF BUCKLEY
Che artista! Bravi ragazzi, scrivete sempre belle cose!!
Un articolo veramente accurato, bravissimi