Oggi parliamo di un artista italiano ma dal timbro vocale e uno stile davvero internazionale. E' un giovane uomo, poco più di trent'anni che ha da poco pubblicato il suo primo album ma tra gavetta e influenza artistica dei grandi colossi della musica si è impadronito di un bel bagaglio musicale.
Lo ritroveremo anche nei prossimi giorni.
Recensione affidata a Massimo Comi in collaborazione con noi di PaKo Music.
Fin dal titolo, che in italiano significa “rovine”, si intuisce di cosa ci vuole parlare l'autore della canzone. Non di ciò che funziona e che va bene, sicuramente, ma di quello che va aggiustato e messo a posto, perché caduto appunto in rovina. Il brano appare come una vivida testimonianza di vita vissuta, delle ferite che ha generato nel cuore e nell'animo inquieto di chi canta, dell'assenza di qualcuno che prima era presente.
RIPORTIAMO SOLO LA FRASE DEL RITORNELLO PER FAR COMPRENDERE MEGLIO DI CHI E COSA STIAMO PARLANDO
The emptiness of your silence settles in my stomach The breath of the night cut the distance like a knife The emptiness of your silence settles in my stomach The breath of the night cut my ache like a knife
TRADUZIONE
Il vuoto del tuo silenzio si deposita nel mio stomaco Il respiro della notte taglia la distanza come un coltello Il vuoto del tuo silenzio si deposita nel mio stomaco Il respiro della notte taglia il mio dolore come un coltello
Le note dolci e melodiose del pianoforte e della chitarra fanno da contrasto alla voce ruvida, polverosa e roca di Ruins Barren. Il tutto contribuisce a creare un'atmosfera malinconica, che sembra non lasciare spazio alla speranza. L'atmosfera stessa della canzone è quindi soffusa, delicata ed a tratti triste, con quel velo di disperazione per ciò che non è come dovrebbe essere.
La voce di Ruins Barren è piuttosto inedita nel panorama italiano: i suoi toni bassi e cupi sono come spine nell'animo di chi ascolta, spine appuntite che riescono a risvegliarlo dal suo torpore ed a comunicargli efficacemente il proprio messaggio.
L'artista rappresenta un ritorno al cantautorato ben fatto, costituito da voce e chitarra, con il solo pianoforte a fare talvolta da accompagnamento: molte volte, sono sufficienti questi soli elementi a comunicare un messaggio forte, che riesca a penetrare la corazza creata nell'uomo che ascolta dalle sovrastrutture della società in cui vive, sovrastrutture che molte volte hanno il solo scopo di fargli perdere la bussola, abbandonando ciò che conta veramente.
Dalla canzone emerge fortemente un senso di solitudine, di abbandono, che porta il protagonista quasi a desiderare che tutto finisca il più presto possibile.
Sembra proprio che per il nostro artista non esista possibilità di redenzione, di salvezza definitiva.
Il fatto che canti in inglese mi ha portato ad accostarlo ai cantanti folk americani, alle radici di questo genere di musica, nato nelle campagne e sviluppatosi da radici contadine.
Il suo tratto distintivo è come detto proprio la sua voce, che nella tonalità esula dai canoni del cantautorato degli anni '70: grave, bassa e profonda, riesce ad emergere come uno degli elementi rilevanti della canzone.
Posso quindi dire che, a mio parere, la produzione di Ruins Barren non è per tutti: ritengo sia più adatta ad un pubblico di nicchia, che abbia l'orecchio allenato ad ascoltare questa particolare tipologia di musica, dalle radici folk e dal cuore blues, proprio perché esprime una sofferenza ed un senso di mancanza.
Ne consiglio vivamente l'ascolto a chi vuole accedere a territori finora inesplorati nella musica italiana, in termini di vocalità e scrittura dei testi: sono convinto che questo autore farà strada e riuscirà a trovare un suo pubblico, anche nella propria dimensione solista, senza una band ad accompagnarlo.
Ruins di Ruins Barren
BIOGRAFIA
RUINS BARREN (Marco Costa) è il leader dei Fattore Rurale, un affermato gruppo di cantautori folk con sede a Piacenza, attualmente in tournée promozionale in tutta Italia con il loro primo ep "Lividi".
Si esibisce anche come frontman dei Crudelìa, un progetto sperimentale in bilico tra decadenza e blues animalesco, tra Tom Waits e Howlin 'Wolf, rilasciando tre album in due anni.
In "Ruins" evoca un mondo senza redenzione, popolato dai fantasmi del passato e dai demoni del presente.
I suoni provengono dalle radici della gente di campagna americana, mentre le parole scavano nel dolore e nella solitudine dell'uomo nella società moderna, destinate ad affrontare i suoi peccati e la consapevolezza della dannazione eterna.
I credits delle foto sono di Marco Cattaneo ph
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