Un'altra bella recensione del nostro Massimo Comi, ormai lo conoscete tutti. Oggi ci parlerà di un bel brano di una giovane artista, Vi Skin, intitolato "La Chiamano Società".
Vi Skin ci propone una canzone di protesta sociale che dice le cose senza nessun pelo sulla lingua, senza remore o timori di sorta. L'artista esprime la sua opinione sulla società odierna, non risparmiando critiche al sistema politico, denunciando i tagli all'istruzione e alla sanità che stanno facendo male al nostro Bel Paese.
La società che lei descrive fa dell'omologazione la sua arma principale per assoggettare gli individui: chi è diverso viene subito additato ed esposto al giudizio degli altri. Vi Skin chiede di imparare ad ascoltarsi, a conoscersi, per tirare fuori da questa a volte complessa operazione da effettuare su sé stessi la propria vera autenticità, ciò che si pensa veramente, diventando una pecora che ha il coraggio di uscire dal gregge in cui la vogliono costringere a stare.
A livello musicale, il brano si apre con il suono di quelle che sembrano essere delle bacchette, quindi in modo “orientaleggiante”, per poi arricchirsi di sonorità elettroniche e passando ad un ritmo ballabile nel ritornello.
Questa varietà e complessità di stili rende più ricco il brano, perché le variazioni, che siano di melodia, di ritmo e di strumentazione, tendono a spiazzare l'ascoltatore e quindi ne favoriscono la maggiore concentrazione sullo sviluppo della canzone.
A livello vocale, la nostra artista mi sembra piuttosto ben messa, con una bella intonazione ed una voce chiara e ben definita, oserei dire matura e completa, anche se nel brano di cui sto parlando non viene messa veramente alla prova.
Con la sua dolcezza ed intimità, Vi Skin va a toccare i nervi scoperti della società attuale, evidenziandone le nefandezze perpetrate ai danni dei cittadini, che sono chiamati a ribellarsi, imparando ad ascoltare ciò che la loro coscienza gli comunica e ciò che il loro intelletto pensa e ritiene giusto fare.
Si tratta di un brano dalle atmosfere profondamente pop, che fa della gradevolezza e della delicatezza le sue cifre distintive, oltre che della ballabilità.
Diciamo che Vi Skin è brava a sfruttare i ritmi e le melodie che al momento vanno per la maggiore, per attrarre l'ascoltatore e fare in modo che si affezioni alla canzone: il rischio è che l'ascoltatore stesso si concentri più sulla melodia che sul messaggio del testo, che per la sua forza meriterebbe di essere sorretto da una struttura melodica più forte e corposa.
Mi piace comunque il contrasto che si va a creare tra la apparente semplicità ed orecchiabilità della melodia, la carezzevole dolcezza della voce dell'artista e la forza delle parole contenute nel testo, che non lasciano scampo ad una società che ci pretende tutti uguali e che non accetta chi esprime un'opinione diversa, dettata dal ragionamento e dalla propria autonoma intelligenza.
L'omologazione, secondo Vi Skin, dovrebbe essere sui buoni valori e sulla capacità di distinguersi e ribellarsi a ciò che non va, prestando maggiore attenzione a ciò che ci circonda, non sui comportamenti che si devono tenere per non disturbare l'esistenza degli altri e per lasciare inalterato il clima di omertà, alienazione ed insoddisfazione che la società ci impone.
Mi ha colpito un verso, cioè “Siamo all'altezza dei valori che abbiamo”, che può essere interpretato come un invito, una spinta ad agire perché se ne hanno le capacità, visto che prima Vi Skin dice “impara a sentire”, oppure come una domanda, per capire se in questo momento storico possiamo dire di comportarci secondo i valori storici su cui si è fondata per molti anni la nostra società.
Tornando per un attimo alla voce, considero quella di Vi Skin come più che adatta a cantare canzoni come questa: secondo me ha la purezza e la limpidezza necessarie per cantare il pop. Non la vedrei bene quindi a interpretare canzoni rock più aggressive, dai ritmi più sostenuti, perché la sua vocalità non è potente e graffiante. Non è detto comunque che un giorno arrivi a smentirmi, cosa che non è affatto impossibile.
Pur essendo un amante del genere rock, devo ammettere che voci come quella di Vi Skin mi piacciono, perché sono melodiose e carezzevoli, capaci di cullare l'ascoltatore e portarlo su altri mondi, facendolo sognare.
Il messaggio più importante che secondo me ci lascia questo brano è che bisogna imparare ad ascoltarsi, a percepire i segnali che il nostro cuore e la nostra mente ci inviano, per avere la forza e la capacità di dire ciò che non va e di cercare di cambiarlo con comportamenti, appunto, all'altezza dei valori che si hanno.
Le caratteristiche principali del brano sono chiare: si tratta di una melodia dalle sfumature molto pop, con l'aggiunta, presumibilmente, di alcune parti elettroniche ed un ritmo molto accattivante, quasi latino-americano nei ritornelli, che rende la canzone a tratti molto ballabile e gradevole.
La cosa che mi viene da dire, ascoltando una canzone del genere, è che abbiamo bisogno di artisti che con le loro parole e la loro musica denuncino le ingiustizie perpetrate dalla società sull'individuo e forniscano una possibile chiave per combattere queste stesse ingiustizie, pensando con la propria testa e non con quella che ci applicano sul collo i vari governi.
Dico quindi a Vi Skin di proseguire su questa strada a testa bassa, senza guardare in faccia nessuno, anche se potrà ricevere alcune critiche rispetto a quello che denuncia: meglio essere criticati perché si parla secondo coscienza che non essere toccati da nessuno perché ci si adegua a quello che tutti fanno, come dei piccoli automi, che la società burattinaia guida con i suoi fili.
Ringrazio dunque l'artista per le sue parole e la sua forza, invitandola a continuare così.
Come dice il titolo, la chiamano società, ma in realtà è qualcosa di molto diverso.
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