Il nostro amico Massimo Comi è tornato a parlarci di un brano che conosciamo già molto bene, a raccontarci delle sue impressioni, a recensire un brano che ancora oggi è molto, troppo, attuale. "Italia Mia" di Claudio Cirimele.
La canzone di Claudio Cirimele è un inno al nostro Paese, che in questi tempi difficili viene invitato a rialzarsi, come ha già dimostrato altre volte di saper fare.
Quando ho ascoltato il brano, mi è venuto subito in mente Mino Reitano, in quanto anche lui ha cantato un inno all'Italia, che voleva celebrarne la bellezza attraverso un testo inequivocabile, che diceva “di terre belle uguale non ce n'è”.
Nella canzone che fa da oggetto a questa recensione, più che di bellezza, si parla di forza d'animo e di un'importanza da riconquistare: la bellezza semmai va riottenuta, perché l'autore dice anche che il nostro Paese è stato abbandonato.
Nei versi del brano viene riassunta in modo essenziale, ma esaustivo, la situazione che si è venuta a creare con la pandemia, che ha portato gli italiani a chiudersi in casa e a farsi forza dai balconi, a guardare di traverso le persone che si incrociano per strada, indossando una maschera, anche se non è Carnevale.
Nonostante tutto, Claudio sente inalterato il proprio senso di appartenenza al Bel Paese, che nel titolo della sua canzone viene descritto come qualcosa di profondamente proprio, che in qualche modo è patrimonio di tutti gli italiani: essenzialmente per questo, il popolo italiano deve essere capace di rialzarsi, di far vedere al Mondo che anche questa volta ce la può fare, a dispetto della grave crisi che si sta affrontando, sia dal punto di vista finanziario che da quello sanitario.
La musica che fa da sottofondo alle parole del cantautore è piuttosto scarna ed essenziale, con echi a mio parere elettronici e di musica etnica.
Mi è sembrato molto interessante il passaggio del brano in cui la musica si interrompe, per dare spazio al cantato di Claudio: questo passaggio ha lasciato in me un senso di sospensione, come se le parole si librassero libere nell'aria, senza nessun accompagnamento che le sostenesse, per riecheggiare nella mente e nello spirito dell'ascoltatore.
Oltre alla musica, anche il testo risulta essere piuttosto essenziale, con due sole strofe a sostegno di un ritornello imperniato su un solo concetto, quello di “alzarsi”: l'invito che Claudio rivolge al proprio Paese, e di conseguenza ai suoi abitanti, è pressante ed insistente. Il cantautore arriva addirittura a rivolgersi ai suoi conterranei con una preghiera, per dare ancora più pathos e forza al proprio messaggio, per rivendicare l'urgenza di una reazione, di uno sforzo collettivo per cambiare la situazione e reagire alle avversità.
Si nota un contrasto tra la tematica delle strofe, che appare in qualche modo un po' triste e sconsolata, perché fornisce una rappresentazione della realtà, e quella dei ritornelli, in cui invece Claudio invita il popolo italiano a rialzarsi, perché non si può stare inginocchiati e prostrati per tutta la vita.
Questo contrasto secondo me è voluto dal cantautore, che desidera dapprima fare un quadro della situazione in cui ci troviamo a vivere, con tutti gli annessi e i connessi, e successivamente lanciare un accorato appello al senso di unità nazionale che l'Italia ha già dimostrato di avere in altre occasioni.
Le difficoltà ci sono e sono molte e pesanti, ma il senso di appartenenza deve essere più forte di queste: bisogna esprimere tutto il proprio amore per il nostro Paese, dando ognuno il suo contributo, in modo che esso possa un giorno rialzarsi e non essere più in ginocchio, potendo guardare dritta negli occhi qualsiasi altra Nazione del Mondo, fiero di aver dimostrato ancora una volta la propria forza.
Mi è sembrata particolare la scelta di Claudio di recitare la prima strofa parlando e di cantare invece la seconda: a mio parere, tutto ciò è stato fatto per dare una certa varietà alla canzone, visto che già il ritornello era ossessivo e martellante su di un solo concetto.
Devo dire che la voce del cantautore mi è piaciuta abbastanza, soprattutto per la sua profondità e per la sua capacità di graffiare il cuore e l'animo dell'ascoltatore: sembra, in alcuni punti, che non sia in grado di raggiungere certe altezze, ma invece alla fine ce la fa, a costo di restare senza fiato. Forse quello che manca è un po' di potenza, ma credo che “Italia Mia” non sia la canzone adatta per esprimerla: può essere che altre canzoni daranno modo a Claudio di esprimere anche questa caratteristica della sua voce.
Per questo motivo, sono curioso di ascoltare altri brani cantati da lui, per vedere se questa apparente mancanza di potenza è una caratteristica che si ripete e sulla quale il cantautore deve lavorare, oppure è legata al tipo particolare di canzone.
La voce del cantautore sa comunque esprimere in modo completo ed esaustivo il senso di sofferenza che il nostro Paese sta vivendo in questo momento e la preghiera dai toni quasi lancinanti che lui rivolge al popolo italiano, invitato a rialzarsi come sa fare.
Credo infine che di canzoni del genere ci sia un estremo bisogno in questo momento, sia per incrementare il senso di appartenenza al proprio Paese, che la voglia di reagire ad una situazione che ci sta mettendo duramente alla prova.
Alzati, dunque, cara Italia.
Claudio Cirimele - Italia Mia
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