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Recensione di “Fadjar” de I-SCIENCE

Aggiornamento: 25 set 2020

Recensione, ancora una volta di Massimo Comi, di un brano, Fadjar, di un gruppo molto particolare, I-Science. Vale la pena di leggerla e ascoltare il brano.

I-Science è un gruppo fusion residente in Senegal, ma che rappresenta diversi paesi: Senegal, Italia, Egitto, Gabon, Togo, Spagna, Francia.

Devo ammetterlo: poche canzoni fino ad ora avevano risvegliato in me un simile mix di sensazioni, percezioni e stati d'animo.

Nella canzone “Fadjar”, infatti, si possono sentire molte delle influenze che il gruppo “I-Science” dice e dimostra di aver assorbito durante la propria esperienza musicale.

Dopo un inizio ritmico, che pare un misto tra il suono dello scacciapensieri siciliano ed un beat elettronico di gruppi quali i Daft Punk o i Radiohead in alcune loro canzoni, parte una melodia rilassante, tranquilla e suadente, che predispone subito ad un ascolto più interessato del brano.

Che dire poi del cantato, delle voci che sembrano parlarci e toccare le corde più dolci del nostro cuore, su tonalità tipicamente afro (non per niente, una delle cantanti che il gruppo dice di ammirare si chiama Erykah Badu): a me, personalmente, è venuta in mente la Sade del brano “Smooth Operator”.

Il brano ci trasporta quindi in un mondo quasi fatato e permette al nostro cervello di rilasciare endorfine ed alla nostra mente di adagiarsi su una soffice e avvolgente nuvola, dalla quale non si vorrebbe mai scendere.

Il significato della canzone appare chiaro: dopo la pioggia, viene sempre il sereno. Ad ognuno di noi può capitare di passare dei momenti difficili durante la nostra esistenza, ma dobbiamo convincerci e sapere che alla fine le cose in un modo o nell'altro si sistemeranno.

Il titolo della canzone significa “aurora” ed è proprio guardando l'aurora, magari dopo un temporale, che ci si rende conto che le difficoltà sono alle nostre spalle e che ci sono servite per crescere e diventare sempre più forti.

Mi preme fare un ulteriore appunto sul cantato: da parte mia, ho percepito anche delle tonalità e degli approcci alle linee vocali che mi hanno ricordato i gruppi femminili degli anni '60, appartenenti alla “Motown Records”, ed anche le cantanti della Disco Music, vista dal lato delle proprie canzoni più espressive e più avvicinabili al genere della “ballata”.

Sono convinto del fatto che, ascoltando questo brano, ognuno di noi possa ritrovarvi qualcosa di diverso dagli altri, una particolare nota di carattere, una particolare influenza, un particolare stile, che gli riporta alla mente qualcosa che ha già avuto modo di ascoltare in passato, ma che in quel preciso momento lo sta pervadendo in modo sensuale e delicato, come una carezza ed un sussurro nelle orecchie prima di una notte passata insieme, in perfetta armonia e sotto una congiunzione astrale favorevole.

Non per niente il gruppo “I-Science” è multietnico: questa cosa si percepisce in modo particolare nella parte cantata fin qui descritta: ogni singolo elemento porta in dote la sua cultura, il suo modo di intendere la vita ed il suo modo di esprimersi cantando, anche se ad un ascolto un po' distratto la voce sembra essere quella di una sola persona.

Credo quindi che valga veramente la pena di ascoltare questo brano, soprattutto se si è in difficoltà e si sta passando un momento difficile, o semplicemente si ha bisogno di rilassarsi perché troppo stressati dalla vita: la melodia ed il cantato sono setosi e morbidi, e penetrano magicamente nella nostra mente, irradiandola di luce positiva e distendendo ciò che è contratto.

Dopo aver detto di aver percepito così tante influenze diverse all'interno di uno stesso brano, ammetto di non essere in grado di classificarlo sotto un genere ben definito, ma questo è il bello della musica fatta prendendo un pezzetto qua ed un pezzetto là, assemblandoli in un insieme che risulta soddisfacente per i sensi dell'ascoltatore.

Leggendo la biografia del gruppo, si vede che mescolano, come detto, generi diversi, dal New Soul all'Afro Beat, dal Jazz al Rock, passando per la musica tradizionale africana e questo a mio parere, si sente molto, anche in una canzone apparentemente semplice e lineare come “Fadjar”.

Devo ammettere che, quando ho ascoltato per la prima volta il brano, la linea melodica, fatta molto probabilmente dalle tastiere, che simulano il suono di una tromba, mi ha fatto pensare al progressive rock, preso nelle sue sfaccettature più oniriche e sensoriali.

Penso che, in un momento così complesso come quello in cui ci troviamo, una musica del genere possa essere solo di aiuto, come infatti affermano i componenti del gruppo, parlando del processo che ha portato alla sua creazione.

Un brano come “Fadjar” è ciò di cui tutti in questo momento abbiamo bisogno, al di là dei nostri generi di musica preferiti e dei nostri artisti di riferimento, qualcosa che ci riporta semplicemente alle origini dell'esistenza e svela la parte più primitiva e sensoriale del nostro essere, che ogni tanto fa bene riscoprire.

 

Official Videoclip di Fadjar de "I-Science"


 

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