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RECENSIONE DI "CHE SBERLA!" DI LUCA SAMMARTINO

Aggiornamento: 6 set 2020

Come ogni giovedì, anche oggi abbiamo il piacere di recensire un nuovo brano. E' la volta di "CHE SBERLA!" il nuovo singolo di Luca Sammartino.


Il suo brano rock 'n' roll italiano è recensito dalla penna di Massimo Comi, ancora in collaborazione con noi di PaKo Music. #lucasammartino #recensione #pakomusic #music #rock #massicomi


Foto di William Delli Quadri

Un apprezzabile tentativo di fare rock italiano, in un'epoca in cui il rock italiano stesso sembra quasi sparito dalle scene, lasciando molto più spazio al pop commerciale.

Fin dalle prime note si capisce subito cosa ci vuole trasmettere l'autore con la sua canzone: la storia cioè di un colpo di fulmine, per una ragazza che al primo sguardo lo mette KO.

La melodia è essenziale, diretta, con pochi accordi ben dosati, che fanno arrivare immediatamente all'orecchio dell'ascoltatore la passione che Luca nutre per il rock melodico, orecchiabile, ma non per questo eccessivamente commerciale.

Mi hanno colpito soprattutto due versi del brano:

“Con la tua valigia piena di anni '60” e “Con quelle gambe sudo rock 'n roll”

perché mostrano la consapevolezza del cantautore di trovarsi in un contesto tipicamente rock e la sua voglia di farlo capire con passione a chi ascolta.


Copertina "CHE SBERLA!"

La voce che canta la serenata alla sua “bambolina” è graffiante, ma allo stesso tempo melodica, interessante e capace di catturare l'attenzione.

Divertente è poi il video, fatto in casa in tempi di lockdown: appare in primo piano, dietro al cantante, il cartello della storica “Route 66”, che dà un'ulteriore testimonianza di quali siano le sua preferenze in fatto di musica. Per quella strada hanno viaggiato centinaia, anzi migliaia di Cadillac, con le proprie radio sintonizzate su un unico e ben definito genere, il rock and roll.

Tutto l'insieme trasmette una certa energia e il testo lascia l'ascoltatore nel dubbio, perché non si riesce a capire quali siano le vere intenzioni della ragazza protagonista del brano. Sono invece molto più chiare le intenzioni di Luca, che le dice di buttare via la chiave della prigione amorosa in cui lei lo ha chiuso.

La canzone porta una ventata di freschezza in un panorama musicale in cui pare che le canzoni d'amore possano essere esclusivamente pop, quando è arcinoto che uno degli argomenti preferiti dai rocker e dai gruppi più famosi è sicuramente l'amore. La struttura musicale è piuttosto lineare, senza troppi artifici, invenzioni e cambi di ritmo: interessante comunque risulta la parte centrale, che propone una variazione melodica ed addirittura un breve assolo di chitarra, che rende il pezzo più vario ed interessante.



Foto di William Delli Quadri

A livello testuale, inoltre, è curioso il fatto che vengano spesso usate immagini legate al mondo del crimine, come “Mani in alto, questa è una rapina”, “Aspetto la sentenza”, “Mentre mi canti la tua melodia con la pistola alla tempia”, “Ho già scavato la fossa” e “Chiuso nella tua prigione”: sembra quasi che l'artista si senta “condannato” ad amare la ragazza di cui si è innamorato al primo sguardo. L'amore, a volte può assumere le caratteristiche di una dolce “condanna”, alla cui imprevedibilità non si può sfuggire: non ci sono piani B, soluzioni di riserva, si può solo aspettare la “sentenza” da parte dell'amata, come se si venisse catapultati in un tribunale, in cui il giudizio che si riceve è inappellabile e non ammette sconti. Le cosiddette “pene d'amore” sono qualcosa che ci lascia annichiliti, senza fiato e questo fatto è ben espresso nella canzone attraverso le metafore pugilistiche utilizzate: il titolo stesso rende bene l'idea della violenza dell'impatto che può avere un colpo di fulmine.

Se dovessi descrivere questo brano con poche, semplici parole, direi “diretto”, “immediato”, “senza fronzoli”, “dritto al punto”: Luca, infatti, non usa giri di parole e fa capire immediatamente quale vuole essere il messaggio del suo brano, cioè che l'innamoramento è come detto una cosa imprevedibile, che ci “condanna” (uso sempre questa parola tra virgolette) al giudizio della persona che desideriamo così ardentemente.

L'elemento che mi attrae maggiormente, riprendendo l'incipit della recensione, è l'italianità della produzione e del sound della canzone: tutti i membri del gruppo che supporta il cantautore sono infatti nostrani, a dimostrazione che si può produrre un buon rock, che strizza l'occhio all'ascoltatore, anche dalle nostre parti.

Ho sempre pensato che la lingua italiana non fosse poi così adatta al genere rock, per la complessa articolazione delle sue frasi: questa canzone aggira il problema, proponendo versi brevi ed estremamente concisi, che consentono di mantenerne sostenuto il ritmo, senza perdere la consistenza di fondo.


Foto di William Delli Quadri


Se queste sono le premesse, sono veramente curioso di ascoltare il resto del repertorio di questo cantautore, che ha solleticato la mia attenzione e che secondo me potrà avere un buon riscontro e successo fra gli ascoltatori di un rock melodico ed allo stesso tempo energetico, che trasmetta energia senza risultare pesante, complesso o troppo urlato.

La parola d'ordine della canzone “Che Sberla!” risulta dunque essere per me “semplicità”: nella musica, nel testo, nella produzione e negli intenti. La costruzione complessiva del brano risulta armoniosa, cosa che rende il pezzo gradevole e mai noioso, anche se a volte può sembrare un po' ripetitivo.

In alcuni punti, mi è sembrato di sentire un Gianni Morandi più rockeggiante ed un Cesare Cremonini, che Luca tra l'altro cita fra le sue influenze in ambito italiano. Il suo rock è scanzonato e fresco come poteva esserlo quello dei primi Lunapop: è curioso anche il fatto che anche nella loro canzone più famosa, “50 Special”, vengano citati gli anni '60.

 

Video Ufficiale di "CHE SBERLA!" di Luca Sammartino


 

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