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Immagine del redattorePaKo Music

Intervista ai I-SCIENCE

Torna a parlare con noi il gruppo fusion residente in Senegal. Loro sono gli I-Science. Una magia di suoni e colori che inebria il mondo che li circonda e le nostre orecchie.

Quella di oggi sarà un’intervista più personale, andremo a parlare di musica, dell’ultimo inedito ma conosceremo un po’ di più i protagonisti e in particolar modo la cantante.

I-Science

Ciao Corinna, siamo davvero contenti di ritrovarti con questo nuovo brano, che tra l’altro è davvero molto bello. Si sente l’Africa ma non solo. Complimenti.

- Come dicevo prima questa sarà un’intervista più personale. Presenta il tuo gruppo ai nostri lettori, da chi sono formati I-Science? Chi sono i I-Science?

Ciao Patrizia! Gli I-SCIENCE sono formati da un equipaggio di 6 pirati : io (Corinna), capitano di bordo estremamente anarchico (quindi non capitaneggio tutto sto granché, le decisioni si prendono assieme) nonché lead vocalist; Aboridjal Diouf, vice-capitano e bassista, Senegalese al 200%, co-compositore di una gran parte dei brani, lui è la forza tranquilla del gruppo, un uomo discreto ed osservatore, uno dei membri più longevi Abo è di sicuro il mio braccio destro; Ismael Diagne, il nostro giovane chitarrista, franco-senegalese, surfer e spirito libero, ammetto che a volte lo usiamo come esca per acquisire più fan donne; Gara, la corista delle Isole Canarie, la più ben organizzata e pragmatica del gruppo, quando la capitana è persa nelle sue follie e affoga sotto il peso dell’organizzazione, Gara arriva e ad una velocità supersonica riesce a gestire tutti i dettagli e a farci riprendere la rotta giusta; Barnabe, il nostro batterista del Togo, discreto e tranquillo, quasi timido nella vita di tutti i giorni, si trasforma in una furia appena salpa sul battello musicale di I-SCIENCE, distruggendo la batteria; ed infine Philip Mbetty-Ndong, tastierista del Gabon che parla russo, si muove molto lentamente e passa molto tempo a guardare manga giapponesi in russo. Vi giuro che tutto ciò è la pura verità e fa di noi un gruppo veramente eclettico, quasi surreale ma coeso.


- Come abbiamo già precisato voi abitate in Senegal, più precisamente a Dakar. Come mai ci sei finita in Africa e soprattutto come mai hai messo le radici proprio lì? La premessa è che sono nomade dalla nascita. Durante tutta la mia infanzia, adolescenza e post-adolescenza ho sempre viaggiato e a dire il vero avevo un po’ di difficoltà a mettere radici. Dopo i miei studi (antropologia e sviluppo a Londra), mi sono resa conto che non credevo nei valori e la visione del mondo della società occidentale capitalista e – come previsibile, dato il mio background – ho deciso di andare altrove alla ricerca di un altro modo di fare le cose. Sapevo già di volere passare del tempo nel continente africano per acquisire più conoscenze sugli antichi imperi millenari (Mandengue, dello Zimbabwe, Egizio, Dogon, Serere, etc.) e trovare modi diversi di costruire e gestire la società. Grazie ai miei svariati contatti qui in Senegal, il caso ed alcuni amici fidati che mi hanno dato la spinta giusta, sono atterrata in Senegal. I primi anni ho vissuto in un villaggio rurale caratterizzato dalla presenza di una comunità spirituale Sufi, i Baaye Fall, dopodiché mi sono trasferita nella capitale, Dakar, per farmi un’esperienza di lavoro più ricca. Poco a poco il Senegal è riuscito a “fermarmi” e farmi mettere radici. Cosi come vedo la Sardegna come la madre che nutre la mia essenza, vedo ormai il Senegal come un padre benevolo – anche se a volte un po’ severo – che mi ha insegnato tante cose sull’umano e sulla vita e mi ha permesso di realizzare tanti sogni, tanto a livello personale che professionale, e di diventare la donna che sono oggi.

I-Science (live)

- Una delle cose che salta subito all’occhio osservando i vostri profili social è la presenza di post con riferimenti a pirati, spiegateci cosa sono per voi, cosa rappresentano per voi i pirati? Ci sono diverse ragioni legate a questa nostra passione per i pirati! La prima è che praticamente tutti i membri del gruppo sono fan imperterriti del miglior manga di tutta la storia dei manga: il mitico One Piece!!! Gomu gomu no! In secondo luogo i pirati erano fra i primi anarchici della storia moderna: in un mondo seviziato dallo schiavismo, la colonizzazione ed il sessismo, i battelli pirata erano fra i rari luoghi che funzionavano per meritocrazia e permettevano a praticamente chiunque di rifarsi una vita e di porsi alla pari degli altri membri della ciurma. Schiavi ribelli potevano diventare capitani e le donne potevano acquisire libertà e potere, come la famosa regina pirata Ching Shih, alla facciaccia di chi li designava inferiori. L’universo dei pirati per noi rappresenta la ricerca di libertà, la voglia di viaggiare e scoprire nuovi orizzonti, di andare all’avventura e di opporsi al conformismo, alla standardizzazione di popoli e individui ed al pensiero unico.


- Mentre la seconda cosa che colpisce è il vostro look particolare, io vi adoro, lo ammetto. In quale modo avete scelto questo look? Come è nato? Prima di tutto: grazie! J Il nostro look è frutto di un miscuglio di accessori, idee buttate qua e là, tessuti locali, il tutto mescolato in un calderone stilistico. All’inizio testavo un po’ di tutto, anche tacchi a spillo (che dopo due ore di palco cominci a odiare di odio vero), cercando uno stile pirata, senza cadere in cliché carnevaleschi. Alcuni nostri amici stilisti, come By Hubert per esempio, ci hanno aiutato proponendo magliette fatte su misura per i musicisti e altri accessori. Ogni volta che vediamo accessori simpatici, li prendiamo. Ci siamo anche resi conto che oltre ad essere pirati siamo anche un po’ punk e quindi poco a poco stiamo cercando di sviluppare un look pirata-steam-punk-West Africano. Stiamo, infatti, preparando nuovi costumi con un amico stilista – Alioune – che cuce vestiti mescolando tessuto con pneumatici, ma questa è una sorpresa che vi sto rivelando a parole e che potrete vedere con i vostri occhi appena usciranno il nuovo clip e servizio fotografico, fatti in collaborazione con l’associazione Oceanium per la protezione dell’ambiente e il nostro amico musicista e realizzatore Mao Sidibe…porteremo la nostra pirateria ad un altro livello!!!! - Qual è il messaggio predominante che volete comunicare attraverso le vostre canzoni?

Abbiamo svariati messaggi, come lo potrete constatare all’uscita dell’album a venire. Il filo conduttore è di sicuro la libertà individuale e collettiva. Diciamo che ogni brano è una tappa per raggiungere tale obiettivo: far fronte ai propri demoni interiori, conoscersi ed amarsi profondamente, essere profondamente se stessi gettando via le maschere sociali, avere fiducia nella vita e in ciò che ci offre in termini di esperienze e lezioni, lavorare assieme e federarsi, rispettare se stessi e l’ambiente circostante, non smettere mai di sognare, agire anche se si ha paura, prendere il tempo per coltivare la propria spiritualità e conoscenze (non si smette mai di imparare), coltivare la propria follia. Alla fin fine vorremmo contribuire a dare una visione più positiva della vita e ricordare a tutti che hanno il diritto, di essere liberi e permettere al loro bambino interiore di sprigionarsi. Leggiamo molto e confrontiamo spesso le credenze di tante culture in quanto concerne lo sviluppo personale e l’elevazione spirituale (I Quattro Accordi Toltechi, il Tao del Leadership, Donne che Ballano con i Lupi, il Corano…) e cerchiamo di ritradurre la nostra comprensione di questi insegnamenti in musica, per renderli accessibili a più persone. Grazie a queste ricerche ci siamo resi conto che l’essenza dei diversi insegnamenti rimane sempre la stessa, così come l’essenza di ciò che essere umano vuol dire. - Parlaci dell'ultimo singolo, "Dieuf Dieul", di cosa tratta, com'è nato? Raccontaci anche del videoclip?

L'ultimo singolo parla di resilienza, infatti il titolo (Dieuf Dieul) significa « Si raccoglie ciò che si semina » e parla dell’importanza di avere fiducia in se, degli sforzi da fare per ottenere ciò che si desidera dalla vita e del lavoro di squadra che permette di concretizzare i propri sogni, infatti nel clip mostriamo i diversi membri del gruppo che fanno tutti lavori non legati alla musica, ma che in fondo sognano di essere musicisti, il messaggio nascosto è che con la fiducia, i sogni si possono sempre realizzare. Questo brano accompagna inoltre un’iniziativa ecologica: quella di sensibilizzare il problema della privatizzazione del litorale a Dakar e in Senegal in generale. Nel clip, infatti, i membri di I-SCIENCE arrivano su una delle loro spiagge preferite per scoprire che la spiaggia è stata privatizzata, ma da bravi pirati sfidano il divieto, danno un calcio al cartello di proprietà privata e organizzano il loro concerto sulla spiaggia. Un nuovo brano per ricordare alle persone che avendo fiducia in se, assieme, si possono compiere grandi cose: si possono realizzare sogni. L’abbiamo filmato con l’aiuto e il sostegno di tutto il quartiere di Ouakam, tante persone che si sono prestate al gioco e ci hanno “prestato” i loro luoghi di lavoro affinché potessimo rappresentarli allo schermo. Siamo fieri di aver collaborato con tutti questi professionisti dell’ombra, che per noi rappresentano la vera struttura sociale del Senegal e che ci accompagnano e sostengono nella nostra vita quotidiana. Questo clip e questo brano sono per tutti i piccoli lavoratori che lottano ogni giorno, che sognano e che hanno il diritto di poter accedere alla libertà e ai luoghi di libertà, come appunto le belle spiagge del nostro Senegal. Una menzione speciale anche per i fans del gruppo, che sono venuti a sostenerci durante il concerto organizzato appositamente per il clip. Dieuf Dieul è un brano per il popolo e noi, pirati di I-SCIENCE esistiamo per e grazie al popolo.


copertina "Dieuf Dieul"

- Cos’è per te/voi la musica? Questa sembra una domanda molto semplice ma in realtà credo che per chi vive una passione così profonda, sia difficile spiegarla.

Bella domanda! Si, è difficile da spiegare perché al di là da considerazioni razionali non ti saprei davvero dire perché continuiamo a fare musica. Pragmaticamente non guadagniamo un granché economicamente, ci prende tanto tempo ed energia, ma chissà perché non possiamo smettere. Parlando a mio nome, so che se sto troppo tempo senza fare musica o creare mi appassisco, è come se tagliassi via una parte di me. Penso che nella musica e nella creazione artistica in generale, ci sia un elemento profondamente guaritore, che permette di esprimere ed esorcizzare i sentimenti e le sensazioni più nascoste in noi. Fare musica è una pratica molto liberatoria, dove gli errori non esistono realmente (come diceva il grande Miles Davis), esistono solo esplorazioni e lezioni da imparare. Fare musica ci permette anche di vivere realmente il momento presente perché quando suoni o canti non stai pensando a cosa c’era prima o cosa verrà dopo, devi essere presente, ascoltare attentamente i tuoi compagni di rotta per poter comunicare con loro ed ascoltare ciò che ti viene dalle trippe. Anche solo ascoltare la musica ha un effetto potentissimo: ti fa viaggiare, sognare, ti culla quando sei triste, ti da la forza quando devi intraprendere…insomma, la musica è la colonna sonora della nostra vita e cosa sarebbe un film senza colonna sonora?

- Perché le persone dovrebbero ascoltare la vostra musica?

Bah, a questo direi che nessuno deve niente. Non mi permetterei di dire a qualcuno che deve ascoltare la mia musica. Se vuoi, ascoltala, se ti piace, ascoltala di nuovo, se non ne hai voglia, non ascoltarla. Siamo molto per il “vivere e lascia vivere” e sono convinta che dando ascolto alla propria intuizione si sa cosa sia giusto e buono per se. Se poi mi chiedi per chi componiamo la nostra musica ti rispondo che è per tutte le persone che amano sognare, viaggiare, riscoprirsi ogni giorno e che hanno voglia di uscire dagli schemi. Facciamo musica per toccare il cuore delle persone, ma siamo coscienti che non si può piacere a tutti ed è giusto che sia così.

I-Science

- Immagina di avere una palla di vetro per prevedere il futuro, come vorresti vederti tra 10 anni? Quali sono i tuoi sogni?

In verità credo che se avessi una palla di vetro per vedere il futuro la sfracellerei a terra! Non m’interessa conoscere il futuro perché se non mi guasto la sorpresa! In quanto ai miei sogni ed obbiettivi per il futuro (sapendo che forse la vita mi offrirà tutt’altro) spero di poter crescere umanamente e spiritualmente, viaggiare tanto con i miei compagni, grazie alla musica, conoscere nuove culture e realtà e scambiare con il maggior numero di persone possibile. Uno dei miei sogni nel cassetto è attraversare l’Oceania in veliero da Tahiti fino alla Nuova Zelanda, sulle tracce dei mitici guerrieri e navigatori Maori. Un altro sogno sul quale stiamo cominciando a lavorare è riuscire a federare tutte le belle iniziative che esistono in Senegal e dintorni (agro-foresteria, perma-cultura, medicina tradizionale delle piante, sistemi educativi alternativi tipo Montessori, etc.) e di creare spazi di scambio e ricerca sociale che uniscono persone di diversi orizzonti (artisti, sociologi, professori, guaritori…) per assieme trovare nuove soluzioni e creare un nuovo paradigma sociale. In poche parole: sì, vogliamo cambiare il mondo! - Progetti nel cassetto? Avete in mente di fare un album?

L’album è già fatto! Evviva! Si chiama Ndeye San (un intercalare in Wolof che indica ciö che tocca il cuore) e dovrebbe uscire nei primi mesi del 2021, Covid permettendo. Tutti i brani sono già mixati e masterizzati e ora stiamo lavorando sulla parte grafica dell’album, per la quale abbiamo deciso di collaborare con un collettivo di giovani illustratori senegalesi di talento, il collettivo YELO, che ci faranno tante belle illustrazioni piratesche. L’album comporterà 10 brani e si declinerà sotto forma di un libretto illustrato da disegni, fotografie, i testi delle canzoni e la storia di un viaggio di pirati all’interno del proprio inconscio alla ricerca della libertà. Niente CD, perché tanto ormai nessuno ha più lettori CD, la musica si troverà su una piattaforma web apposita, alla quale si potrà accedere grazie ad un codice o scannerizzando il codice QR sulla copertina.


- Descrivi i I-Science con un aggettivo o con una frase.

Credi in te, credi nella vita e continua a sognare. - Avete in mente una tournee? Quali tappe vorreste fare? Ovviamente a pandemia finita. Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii (eco all’infinito)!!!!!! Quali tappe? Oddio, sarebbe più semplice fare una lista dei posti dove non vorremo andare…forse eviteremo l’Afghanistan per il momento, a meno che non ci inviino un invito…A dire il vero vorremo tanto percorrere il mondo intero! Abbiamo già un sacco di paesi del nostro bel continente Africano da visitare, poi vorrei tantissimo poter far scoprire alla ciurma la mia bella isoletta adorata, la Sardegna (promotori sardi, se ci siete battete un colpo), l’Asia, l’Oceania, le Americhe, Polo Nord, Sud, Marte, Saturno, entrare in un buco nero…dite che mi sto espandendo troppo?


- Siamo quasi a fine intervista. Chi è stata la prima persona a credere in te o il tuo primo fan? Qualcuno che è stato determinante in questo cammino artistico.

Bé, da brava italiana non posso che dire the one and only: la mamma!!!!!! Sorrisone!!!! Anzi tutta la famiglia! Su questo sono stata fortunatissima. Molti genitori si mettono le mani in testa quando scoprono che il figlio/a vuol fare l’artista (“vai a lavorare, che è meglio!”), ma i miei, che fra l’altro mi hanno trasmesso il morbo del viaggio e della transumanza, sono gente pragmatica, sanno che non serve a nulla reprimere le voglie e i sogni dei propri pargoli e quindi sin da bambina mi hanno incoraggiata a sviluppare le mie capacità artistiche e mi hanno consigliata lungo il percorso. Devo anche dire che oltre alla famiglia in tutti questi anni ho avuto la fortuna di incontrare tante persone – amici, zii e zie adottivi, referenze – che mi hanno sostenuta, spinta e incoraggiata, chi a parole, chi prendendomi sotto la propria ala e insegnandomi tecniche musicali, chi presentandomi gente…devo tanto a tante persone e ognuno di loro ha un posto speciale nel mio cuore. - Purtroppo siamo ancora in piena emergenza sanitaria ed economica, da noi in Italia è davvero un disastro, come la state vivendo voi lì?

Qui da noi è tutta un’altra storia! Non siamo stati messi in quarantena a nessun momento, abbiamo giusto avuto un coprifuoco e tante mascherine (che i senegalesi, sempre molto eleganti, hanno anche prodotto con tessuti locali per renderle più carine e fare pendant con gli abiti indossati). La seconda ondata non è arrivata sin qui (corna!) e quindi abbiamo ormai indici bassissimi che non arrivano neanche ad una decina di contagi al giorno. Anche i contagi che ci sono stati sembrano essere molto meno virulenti e si manifestano più come una specie d’influenza che come una malattia grave. C’è anche da dire che con la malaria e compagnia brutta noi abbiamo altre gatte da pelare. In pratica, vista da lontano, questa storia del Covid ci sembra molto strana, quasi surreale. E particolare vedere come questa volta l’Africa sia molto meno affetta del resto del mondo – sembra però che i giornali europei manifestino un po’ di stizza al riguardo, speriamo che non ci portino male – e ci conforta nell’idea che forse i grandi cambiamenti dei tempi futuri verranno appunto dal nostro continente. - Ultima domanda e come sempre lascio la parola all’intervistato. C’è qualcosa che ho dimenticato di chiederti ma che avresti voluto ti chiedessi. Hai la possibilità di farti la domanda e risponderti.

“Ciao Corinna, chi sei?” “Sono Corinna, piacere Corinna!” “Il piacere è mio! Andiamo a fare un giro in battello per il mondo, Corinna?” “Si, dai Corinna!”…e tutte le Corinne del mondo se ne andarono a braccetto a fare un giro del mondo in battello…Si lo so, mamma me lo dice sempre che son scema! (ahahahahahahah)

 

I-Science - Dieuf Dieul (Official Video)

 

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