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Immagine del redattorePaKo Music

Intervista a Sonograms

Aggiornamento: 15 gen 2021

L'intervista di oggi è una chiacchierata con due ragazzi veneti, dei giovani artisti ma di grande talento, nella loro musica si sente l'esperienza. Quindi non ci resta che andare subito da loro e sentire quello che hanno da dire...

i Sonograms

- Ciao ragazzi, è un piacere averti con noi, siete molto bravi. Raccontate brevemente ai nostri lettori chi sono i Sonograms, com'è nato questo duo? Sonograms è un duo indie rock formatosi in Canada nell’autunno del 2017, mentre io (Alex) e Andrea ci trovavamo in tour assieme ad un altro artista, come musicisti turnisti. Tra una tappa e l’altra dei lunghi viaggi in bus sono nate alcune idee che una volta tornati a casa abbiamo deciso di registrare, e cosi è nato tutto. - Quando vi siete avvicinati al mondo della musica e in quale modo? Ci siamo avvicinati alla musica entrambi da piccolissimi: vuoi per scappare dalle classiche attività che un bambino di provincia è portato a fare, vuoi grazie all’influenza dei nostri rispettivi fratelli che già suonavano e ascoltavano un sacco di musica. La musica è stata fin da subito una compagna di vita, ci siamo cresciuti assieme. - Voi siete un duo, è raro al giorno d’oggi, che differenze ci sono tra voi? Quali sono i compiti di ognuno? In un duo ci siamo praticamente ritrovati. Quando tutto è iniziato abbiamo deciso di “skippare” il problema della formazione, e una volta iniziate le prime vere e proprie sessioni ci siamo resi conto che era tutto esattamente come doveva essere. Ad esempio io adopero un paio di effetti che mi permettono di avere una linea di basso costante, e anche di registrare e sovraincidere al volo ciò che sto suonando per ottenere un effetto di stratificazione. Andrea, che si occupa di percussioni e cori, spesso utilizza il suo drum pad elettronico per suonare parti di basso, o altri suoni particolari. La cosa esaltante è che essendo in due ognuno ha un sacco di libertà di sperimentare. C’è da dire anche che esistono molti “duo” veramente fighi, basti pensare a white stripes, black keyes, i royal blood, e nel panorama italiano i fenomenali Bud Spencer Blues Explosion. - Il vostro brano, “Serendipity” è davvero molto bello, vi va di raccontarci come è nato e di cosa parla? Il brano è nato in maniera del tutto casuale, mentre strimpellavamo a caso una chitarra mezza distrutta. Proprio per questo abbiamo deciso di dedicarlo al tema della serendipità, ed è proprio ciò di cui parliamo: l’ispirazione tende ad apparire proprio quando hai smesso di volerla ottenere a tutti i costi, e quando succede è davvero magico, ti sembra impossibile.

copertina Sonograms

- Come nascono le vostre canzoni? Le scrivete entrambi o solo uno di voi? Direi che non ci poniamo limiti, ognuno scrive le sue idee e poi le stravolgiamo assieme, fino a raggiungere un risultato che convince entrambi. Sicuramente lo strumento da dove nascono la maggior parte delle idee è la chitarra, anche se ultimamente stiamo sperimentando con i sintetizzatori. A volte invece tutto inizia a partire da una live jam, in cui allo strumentale aggiungiamo qualche grugnito che poi magari si trasforma in una canzone (oppure rimane un memo vocale che poi ci divertiamo ad ascoltare a distanza di settimane). - Cosa vi aspettate dal futuro e dalla musica? Quali aspettative avete? Ci aspettiamo di ripartire piu forte che mai. Penso che tutti gli artisti e gli operatori del settore debbano mettere da parte il pessimismo che l’ha fatta da padrone in questo periodo, e stare pronti per quando sarà il momento di ricominciare a mille dando una rinnovata importanza a ciò che la musica rappresenta per tutti. Per quanto ci riguarda da vicino, ci aspettiamo soprattutto di ritrovare l’emozione di suonare dal vivo per il nostro pubblico. - Ogni brano ha una frase più importante, per voi qual è la più importante di questa? E per quale motivo è la più importante secondo voi? “Now i can see myself, raising from a sea of stones”. Questa frase si ripete come un mantra a chiusura del brano e rappresenta il messaggio più profondo che abbiamo voluto mandare: a volte ci sentiamo persi, immersi in un mare di sassi e incapaci di rialzarsi, ma poi arriva una scintilla, quel momento di auto-scoperta in cui riusciamo a vederci dall’esterno. Questi momenti riescono a dare senso a giorni e giorni di vuoto, e ma la felicità ha bisogno dell’oscurità per riconoscersi. La vostra musica a chi è rivolta? 8- In realtà non ci abbiamo mai pensato, abbiamo sempre scritto quello che ci veniva, senza pensare a chi dovevamo arrivare con la nostra musica. Penso quindi che sia rivolta a quelle persone che come noi sentono le vibrazioni e le emozioni nella musica, che ascoltano e captano quello che i brani portano con sé e che ascoltano gli artisti per quello che sono, non per quello che devono fingere di essere.


- Avete dedicato qualcuno il vostro inedito? Ognuno di noi potrebbe dedicare questo brano a qualcosa o qualcuno essendo che parla di Serendipità. Noi l’abbiamo dedicato alla musica stessa, e alla sua espressione artistica che cerchi e trovi solo quando sarà il caso a volerlo. Serendipity proprio per questo. - Cosa ne pensate dei talent show e della musica di oggi? I talent show non sono mai stati per ora una cosa a cui abbiamo aspirato a partecipare. Sicuramente danno visibilità, che sta poi all’ artista stesso sapersi gestire, ma non è detto che siano un vero e proprio trampolino di lancio. Per quanto riguarda la musica del giorno d’ oggi, posso dire che va molto a gusto personale. A tal proposito appunto, spero solo che la gente diventi più elastica sugli ascolti di più generi, che ampli la loro cultura verso altri orizzonti musicali, sulla scoperta di nuovi artisti e che quindi non si faccia influenzare soltanto dai pilastiri della distribuzione musicale. - Cosa rappresenta la musica per voi? Possiamo dire che è la nostra migliore amica.Per noi la musica c’ è sempre stata, ha sempre rappresentato un modo di espressione, di legame, per esternare emozioni. Un linguaggio espressivo verso quello che siamo e verso quello che vogliamo dire. Siamo arrivati a fine intervista… Domanda a scelta. C’è qualcosa che non ti ho chiesto ma avresti voluto ti chiedessi? Puoi farti una domanda e risponderti. Facciamo noi una domanda a voi, l’ avete ascoltata Serendipity? Risposta: Certo che sì, e vi facciamo i complimenti!

 

Sonograms - Serendipity (video official)


 

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