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  • Immagine del redattorePaKo Music

INTERVISTA A Ruins Barren

Aggiornamento: 6 set 2020

L'intervista di oggi è ad un cantautore particolare, un ragazzo con una timbrica unica e graffiante. Lui è italiano ma la sua musica sembra arrivare da oltre oceano.

Ma adesso facciamo parlare lui...



Marco Cattaneo ph

- Ciao RUINS, grazie per aver scelto di entrare nelle nostre playlist e per averci dato la possibilità di aumentare visibilità a te e alla tua musica.

Presentati brevemente, raccontaci chi sei, da dove vieni e cosa fai.

- Chi sono... Sono un meccanico di mezzi pesanti che prova a scrivere canzoni. Sono nato e cresciuto in un paesino in provincia di Piacenza, tra il fiume Pò e il fiume Trebbia. Dove d'inverno il freddo ti entra nelle ossa e d'estate il caldo ti soffoca. Dove si impara ad amare la nebbia fino al punto di sentirne il bisogno viscerale. Un luogo fermo nel tempo da cui non voglio separarmi, perché li ci sono le mie radici e le radici sono importanti.

- Hai uno stile completamente differente da ciò che “funziona” al giorno d’oggi, sono canzoni di qualità. Il tuo è un genere tipico pop rock americano che riporta alle atmosfere delle canzoni degli anni 70-80.

Con quale musica sei cresciuto? Chi sono gli artisti che hanno influenzato il tuo stile?

- Sono stato abituato fin dal principio ad ascoltare musica, tutta la musica. Sono cresciuto con i nostri cantautori, tra tutti Guccini e Battiato. Loro sono quelli che da sempre ascolto e che ascolterò per sempre. Ma in realtà posso passare da Bagliorni e la Oxa ai Guns 'n Roses e The Jesus Lizard. Sinceramente non so dirti cosa mi abbia influenzato perché ciascuno degli artisti che ho ascoltato mi ha lasciato qualcosa di forte, ma ti posso dire però chi ha cambiato la mia personale crescita musicale.

Sopra tutti è stato Townes Van Zandt, i suoi testi, la sua voce... È la voce della strada e da voce alla strada. Appena dietro di lui c'è Nick Cave, con lui è stato un impatto emotivamente devastante. Ma poi molti altri. Iggy Pop e The Stoogies, Springsteen, Lou Reed e The Pogues. Un altro che mi ha marchiato a fuoco è Neil Young. Potrei andare avanti a parlare per ore della musica che ho vissuto dall'inizio fino ad ora.

- Ecco, appunto, si può capire tanto dalle influenze che ognuno di noi ha avuto fin da piccolo; anche il tuo timbro vocale è davvero molto particolare, hai preso lezioni di canto o è tutto naturale?

- Il mio modo di "cantare" credo che sia strettamente personale, anche perché non credo di saperlo fare. Credo di avere semplicemente trovato un modo con cui riesco ad esprimermi liberamente, con la voce e con la scrittura. Non prendo neanche in considerazione le lezioni di canto. L'unica attenzione che ho per prendermi cura della mia voce è fumare.


Marco Cattaneo ph

- Sappiamo che sei il leader di un affermato gruppo folk delle tue parti, i FATTORE RURALE, però Land of Desolation è il tuo primo album da solista, giusto? Come mai non hai pubblicato nulla prima? Raccontaci qualcosa in più.

- Si, il Fattore Rurale è la mia Famiglia. La decisione di pubblicare il mio primo album da solista, Land of desolation, è stata casuale. Avevo già da anni delle canzoni che mi giravano nella testa e l'incontro con Ricky Ferranti è stato determinante perché in lui ho trovato una persona che ha creduto fin da subito nelle mie parole e ha pensato di aiutarmi in questo progetto. Insieme abbiamo deciso di racchiudere queste canzoni in un album e da li è nato Ruins Barren. Lui ha accettato di seguire in tutto e per tutto le mie visioni ed io ho seguito le sue. Abbiamo mischiato perfettamente sangue e sudore lavorando passo dopo passo ad ogni canzone. Io più su testi e linee vocali e lui su composizione e arrangiamento. Volevamo canzoni sincere, parole incise con lame affilate sulla nostra pelle e per riuscire ad avere il risultato che cercavamo era necessario sanguinare e respirare insieme, facendo i conti con il nostro passato e con il nostro presente. Accettando tutti i nostri sbagli e guardando in faccia i nostri fantasmi.

- Come nascono le tue canzoni? Raccontaci di più del tuo album, magari qualche curiosità e a cosa ti ispiri?

- Tutto quello che vivo, vedo, sento e ascolto lo trasferisco in quello che scrivo. Sono tutti appunti raccolti negli anni. Alcune canzoni vengono dal mio vissuto. Parto da una ricerca al suo interno e arrivo a staccarmi da esssa raccontando la storia da spettatore. Ad esempio in "Dancing in the wind" mi sono chiesto: nel caso io morissi cosa avrei voluto dire a mio padre?

Ho trovato le risposte, cercando di essere il più sincero possibile con me stesso, e poi mi sono staccato da chi sono io e dal mio vissuto, raccontando una storia in un’epoca non precisa dove un figlio sa che deve morire e parla al padre, dicendogli tutto quello che non ha mai avuto il coraggio di dirgli e che gli avrebbe voluto dire. Altre invece, come ad esempio "A love story", sono storie di immaginazione. Sono quasi come film che avrei voluto dirigere. Frutto di tutti i libri, di tutte le canzoni, di tutti i film e di tutte le storie che mi anno accompagnato fino ad oggi.


- Di cosa parlano i tuoi brani e in particolar modo “Ruins”?

- Ruins evoca un mondo senza redenzione. Con "Land of desolation" ho provato a dare voce all'amore nella sua totalità, alla paura e all'incubo. Alle verità di cui prendiamo atto solo quando siamo soli. Parlo di un mondo dove i nostri peccati ci rendono liberi e l'accettazione dei nostri sbagli ci rende realmente umani. Ruins in particolare racconta la storia di un amore deteriorato e dell'incapacità di dimenticarlo. Il protagonista sa che il sentimento che provava era unilaterale e non ricambiato, ma nonostante questo a lui manca. Gli mancano i suoi sorrisi ma anche le sue bugie. Gli manca tutto, anche le peggiori cose che ha subito e si rende conto che senza tutto questo non può vivere.



Marco Cattaneo ph

- Altra cosa curiosa è che il titolo del singolo inserito nelle nostre playlist, appunto “Ruins” corrisponde al tuo nome d’arte. Come mai questa scelta? Ha un significato particolare, a parte la traduzione dall’inglese? “Ruins Barren”

Lascio a te la parola.

- Ruins come "rovine" simboleggia il dolore e la solitudine dell'uomo nella società moderna. Destinato a fare i conti con i propri peccati e l'eterna dannazione. Barren vuole essere un omaggio a Stephen King e al suo romanzo IT. I Barren sono la casa di Pennywise, dove nasce, dove vive e dove muore l'incubo.

- Domanda un po’ insolita… cosa pensi della musica attuale? C’è qualche artista di oggi che apprezzi particolarmente? Non credi che il valore della musica con la “M” maiuscola si stia un po’ perdendo?

- C'è musica che mi piace e non mi piace di oggi e di ieri, ma sono semplicemente gusti personali. Per il resto, mi chiedo, cosa da valore alla musica e cosa la fa diventare con la "M" maiuscola? Chi decide quanto valore ha la musica? Io credo che tutta la musica abbia il giusto valore per chi glielo attribuisce. Io non sono nessuno per dire se esiste musica con la "M" maiuscola o no.

- Un’ultima domanda che sto facendo a tutti gli artisti che stiamo intervistando.

Siamo in piena emergenza a causa del Coronavirus, abbiamo sentito molti artisti appellarsi al governo chiedendo delucidazioni su quando e come poter ripartire a fare serate, concerti e così via… Vorrei sapere anche il tuo pensiero. Cosa ne pensi?

- Io credo che una soluzione vada trovata al più presto perché altrimenti lo streaming prenderà il sopravvento.

Perché parliamoci chiaro i live in streaming hanno rotto il cazzo. Oltre a non avere senso, snaturano il concetto di live.

- Domanda a scelta… Fatti una domanda che avresti voluto ti facessi e poi risponditi…

- Cosa vorresti scritto sulla tua lapide?


Non ha una gran voce.

 

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I credits delle foto sono di Marco Cattaneo ph


 


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