Oggi abbiamo il piacere di fare due chiacchiere con un personaggio particolare, Pietro Panetta, un ragazzo calabrese e lombardo di adozione che vive per la musica, si occupa di musica in ogni modo, proprio come noi di PaKo Music.
È un cantautore, un musicista ma non solo… parliamo un po’ con lui…
Ciao Pietro, benvenuto nelle pagine di PaKo Music, ci fa piacere scoprire che personaggio e che persona sei… con questa cambierà il nostro modo di fare le interviste.
- Adesso parlaci un po’ di te… racconta ai nostri lettori chi sei ma soprattutto quando e come hai capito di voler fare musica? Come ti sei avvicinato alla musica?
Sarò prolisso… (ride n.d.r.) La passione per la musica credo di averla da sempre. È cresciuta fortemente quando frequentavo le scuole medie, grazie anche al mio professore dal quale ho imparato, tra le altre cose, a leggere la musica. Nello stesso periodo ho scoperto l’Oktalyzer, un programma che girava su Amiga 500 e che permetteva di comporre dei brani di musica dance rudimentali ma di grande impatto. Da questo momento fu ufficiale: la musica si era impossessata di me e non mi avrebbe più abbandonato! Un paio di anni dopo è arrivato il mio primo campionatore, un AKAI S01 collegato ad un Atari con Cubase. Roba preistorica a pensarci adesso, ma all’epoca era spaziale! In quel periodo riconoscevo un solo genere di musica: quella elettronica! Non esisteva altro. La svolta culturale-musicale venne quando durante un festino sui monti, qualcuno mise nell’autoradio (volume a palla e sportelli rigorosamente aperti) un brano dei Nirvana: Come As You Are. Ricordo nitidamente che il giro iniziale ebbe un forte impatto su di me. Chiesi chi fossero e tutti in coro risposero: “Nirvana!” Ero l’unico che non sapeva chi fossero… (ride n.d.r.) Un ragazzo estrasse dal baule di un’auto una chitarra e disse: “Vieni che te la insegno. Sono solo quattro note.” Tornato a casa presi la chitarra di mio padre e suonai quel giro per giorni. Pochi mesi dopo stavo componendo i miei primi brani. That's all folks! Oggi ascolto ogni genere di musica. L’amo tutta! Anche quella brutta. (ride n.d.r)
- Tu sei un musicista, quali strumenti suoni? Ti occupi anche della produzione dei tuoi brani o ti affidi a degli arrangiatori?
Il mio strumento principale è la chitarra, fedele destriero, spesso smemorata in quanto si scorda facilmente ma sempre presente nei momenti belli e brutti. Quelli brutti sono i migliori per comporre... Mi sono approcciato anche al pianoforte ma non ci sono portato. Mi occupo della produzione dei miei brani dall’inizio alla fine. Non avendo al momento una mia band, compongo io stesso anche i giri di batteria e di basso. Praticamente faccio tutto io… L’unico processo di cui non mi occupo è il master finale, affidato ad uno studio.
- Come nascono le tue canzoni? Parti dal testo o dalla musica? Come ti viene l’idea o l’ispirazione di un brano?
Non c’è uno schema ricorrente nella mia composizione. Ogni brano ha il suo processo creativo. Di alcuni nasce prima il giro strumentale, di altri prima il testo. Alcuni restano incompiuti per anni e ti fanno dannare, altri, i miei preferiti, sono quelli che nascono quando meno te lo aspetti e in men che non si dica, tutto prende forma in modo spontaneo. Quest’ultimo caso riguarda più gli anni passati, dove ero più impulsivo e le emozioni uscivano di getto. Adesso sono più riflessivo e anche il mio modo di fare musica è cambiato.
- Ora parliamo un po’ del tuo ultimo progetto.
Il tuo ultimo singolo “Voglio Andare Al Mare”. Raccontaci un po’ di questo brano, un brano rock estivo… a me ricorda un po’ lo stile del Bennato di una volta; come lo definiresti tu?
Questa cosa di Bennato mi perseguita! Non è la prima volta che vengo accostato allo stile di questo artista sia musicalmente che vocalmente. Io personalmente non ritrovo somiglianze. Tanta stima e rispetto per Bennato che è ovviamente un grande artista della musica italiana ma io non mi ci ritrovo. Il brano “Voglio Andare al Mare” è stato concepito per caso mentre suonicchiavo la chitarra. È nato il giro iniziale e poi tutto il resto. È proprio l’ultimo brano che ho composto.
- Hai anche tu degli artisti che hanno influenzato il tuo percorso artistico?
Sicuramente potrei elencare un’infinità di artisti che in un modo o nell’altro mi hanno influenzato ma sicuramente due che hanno sempre avuto un forte impatto su di me sono Vasco Rossi e Kurt Cobain. Dannatamente capaci di trasmettere tutto il loro carisma artistico.
- Ora veniamo un po’ sul personale… Che tipo di persona pensi di essere?
Sono una persona positiva ed allegra con quel pizzico di follia che non guasta mai. Odio le persone che si lamentano spesso. Mi irritano. È più forte di me. Penso che se passassero la metà del tempo che utilizzano per lamentarsi, a migliorare la propria vita, non avrebbero più niente per cui lamentarsi.
- Come vedi il tuo futuro come uomo e come artista?
Il mio futuro? Non saprei… Sicuramente continuerò a fare quello che mi piace e che mi fa stare bene e cercare sempre di migliorarmi, sia dal punto di vista artistico che umano. Non si finisce mai di crescere, anche quando si è già grandi.
- Come vivi i periodi neri che tutti noi viviamo prima o poi? Grazie.
Presumo ti riferisci alla musica… Non credo di aver mai avuto periodi neri. In realtà ci sono periodi che suono e compongo e periodi che non lo faccio. Forse istintivamente, se sento di non avere niente da dire, non sento nemmeno il bisogno di suonare. Magari è proprio questa la chiave per non avere i periodi neri, suonare solo quando lo si sente dentro. Negli anni ho composto parecchi brani che aspettano solo di essere pubblicati e credo che prima di averne il tempo, ne avrò composti degli altri. Quindi… Periodo buio, fatti sotto!
- Che progetti hai per il futuro? Hai altri brani nel cassetto?
Si, come dicevo, ho molti brani nel cassetto e un po’ alla volta, vorrei che tutti venissero alla luce. Il progetto più grande è quello di stare sempre bene e fare quello che mi fa stare bene, con le persone che mi fanno stare bene. Tutto il resto è solo un delizioso contorno.
- Stiamo vivendo un periodo storico sotto ogni punto di vista e anche la musica sta subendo un altro cambiamento. Tu cosa ne pensi di tutto questo?
Penso che sia vero ma anche falso. Spesso sento questa frase da molte persone. “I tempi sono cambiati…” “La musica non è più quella di una volta…” …E cose simili. Io penso che semplicemente siano cambiate le generazioni. Quello che si ascoltava cinquant’anni fa, andava bene per quel periodo, come quello che si ascolta adesso va bene per questo. Sono gli ascoltatori ad essere cambiati. Il problema non sono gli artisti o la musica ma quello che voglio gli ascoltatori. Un commerciante vende quello che richiede il mercato. Non so se mi spiego, ma nessuno è in grado di vendere del ghiaccio al Polo Nord… Sicuramente quello che dovrebbe cambiare è la considerazione della musica e degli artisti da parte del pubblico e soprattutto da chi lavora in questo ambiente. La musica non dovrebbe essere considerata una macchina per produrre soldi. Così facendo perde il suo significato più nobile. Dovrebbero esserci più opportunità ed uguali opportunità per tutti e magari anche i giusti compensi.
- Pensa di conoscere un giovane musicista che vorrebbe intraprendere questa strada, cosa gli consiglieresti di fare? Mollare o continuare?
Se questa strada lo fa stare bene, gli direi di continuare, di divertirsi, di stare bene. Se questa strada la persegue motivato dalla fama e dal successo o dai soldi, gli direi di trovarsi un altro lavoro.
- Domanda a scelta… Fatti una domanda che avresti voluto ti facessi e poi risponditi…
Pubblichiamo un duetto? Si, volentieri!
Pietro Panetta - Borderline (Official Video)
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