Oggi abbiamo il piacere di fare due chiacchiere con un personaggio un po’ controverso. Lui è un ragazzo che vive per la musica, si occupa di musica a tutto tondo e noi di PaKo Music ne sappiamo già qualcosa. È un cantautore, un musicista ma non solo… parliamo un po’ con lui.
Ciao Luca, ti ringraziamo molto per averci portato il tuo sound nelle nostre playlist, e per aver scelto noi per aumentare la tua visibilità, faremo del nostro meglio.
- Ora, bando alle ciance, parlaci un po’ di te… racconta ai nostri lettori chi sei, come mai hai deciso di intraprendere questo cammino con la musica? Parlaci del tuo primo approccio con la musica.
Ciao e innanzitutto grazie a voi per lo spazio che dedicate alla mia musica ed agli artisti indipendenti. Più che una “scelta” (da un paio di anni sto effettivamente lavorando a tutto tondo nella musica) direi che è un lungo percorso in divenire. Da che ricordi, fin da piccolo ascoltavo musica, quando a malapena iniziavo a parlare “cantavo” e mi esibivo con una chitarra disegnata sul cartone del detersivo con uno spago per tracolla imitando Ligabue: da piccolino ero un assiduo consumatore della videocassetta con il concerto di San Siro ’97 registrato. Alle elementari ho avuto la fortuna di avere la maestra Antonella che ci faceva cantare e ci spiegava i brani dei grandi cantautori italiani ed internazionali. Con l’arrivo di internet (quando si doveva attaccare il cavo del telefono al pc…) conobbi i Green Day e alle medie (aiutato anche dall’avvento dell’ADSL) esplorai la musica a 360°. Alle superiori un mio compagno di classe era batterista e mi insegnò a suonare sul banco. Da quel momento, 2010 circa, comprai la prima batteria ed iniziai a suonare e a scrivere i primi testi, per poi diventare frontman (voce e chitarra) un annetto dopo.
- Sappiamo che facevi parte di un gruppo, i “RAGAS” con cui hai pubblicato due album, vuoi parlaci un po’ di questa esperienza?
I Ragas sono stati un’esperienza agrodolce per il mio percorso musicale. Un po’ come il primo amore adolescenziale, quello che credi durerà per sempre e che poi finisce male e ti consuma. Da una parte sono stati anni bellissimi (arrivavamo da 3 anni come tribute band ai Green Day per poi decidere di fondare il progetto per i nostri inediti), in cui ho avuto la possibilità di suonare dal vivo letteralmente in ogni situazione (bar, feste, locali attrezzati, scantinati, ville private e arrivammo anche in Olanda), fare molta gavetta, scrivere e pubblicare tante canzoni e imparare sul campo come gestire un progetto a 360° (oltre alla parte prettamente musicale ero talmente dentro la cosa che mi misi a fare booking, gestione social, burocrazia…). Dall’altra ho imparato a caro prezzo quanto fegato serva per farcela a livello indipendente nel mondo musicale: sia perché alla lunga se non si crede tutti insieme nel progetto le strade si dividono, sia perché abbiamo preso diverse fregature venendo a contatto con diversi “gatto e la volpe” che, purtroppo, approfittano dell’ingenuità dei giovani musicisti per il proprio tornaconto. Alla fine del 2016, proprio per tutto questo, con il progetto arenato avevo praticamente appeso la chitarra al chiodo… in qualche modo mi ero prosciugato. In conclusione è un’esperienza che, ad oggi, nonostante tutto, sono grato di aver avuto: se oggi sono consapevole della mia strada e di come funziona il mondo della musica, lo devo a quegli anni e alcune delle amicizie più care sono iniziate proprio grazie al progetto.
- C’è stato un momento nella tua vita in cui hai capito che volevi fare musica e avresti fatto musica? Quando e come l’hai capito?
Anche per questo personalmente è stato una conseguenza naturale del percorso nella musica. Forse il punto di svolta vero e proprio è stato nel 2018. Avevo ricominciato come solista da un anno, il primo singolo benefico Blu era andato molto bene e avevo ricevuto tanto supporto ed affetto. Tramite l’università trovai un corso di un mese di digital e comunicazione: un’esperienza fantastica che mi permise di confrontarmi con tanti altri giovani coetanei e realizzare che le competenze acquisite con la musica erano valide e finalmente sentivo di aver trovato la strada giusta. Continuai ad approfondire per capire come applicarlo alla musica ed insieme al mio amico e mentore Marco Fapani fondammo il network 0371 Music. Da lì la strada si fa sempre più chiara man mano che passa il tempo.
- Ora parliamo un po’ del tuo ultimo progetto, da solista.
Il tuo ultimo singolo “Che Sberla!” è un brano rock ‘n’ roll, raccontaci un po’ di cosa parla la canzone? Come mai hai scritto questo?
Era da un po’ di tempo che mi balenava il titolo in testa ("Che Sberla!”, mi suonava molto rock ‘n’ roll). Il brano è nato in quarantena (verso aprile) senza troppe pretese: avevo ricominciato a suonare dopo qualche problema al tunnel carpale, è nato il riff e mi sono divertito a sviluppargli il brano intorno. L'idea del testo e del significato è un po’ quella di un prequel dell'incontro raccontato in Bambolina e Barracuda di Ligabue e credo abbia influenzato molto anche la voglia di fare festa repressa a causa della quarantena: il testo vuole rappresentare il colpo di fulmine, il momento in cui sei cotto ma allo stesso tempo vuoi lasciarti andare e goderti quello che accade, indipendentemente dalle conseguenze. Un po’ come la “sberla” che ti arriva quando ascolti un bel pezzo rock ‘n’ roll.
- Quali sono gli artisti che hanno influenzato maggiormente il tuo percorso artistico?
Per primi non posso non citare i Green Day: sono la mia band preferita e che mi porterò nella tomba. Inoltre, con il passare degli anni e l’evolversi della loro musica, mi ritrovo molto nelle decisioni artistiche e nel sound che sviluppano durante gli anni. Oltre a loro ne ho tantissimi: sono un amante della musica in tutte le forme ed ascolto di tutto, anche a livello indipendente. Se proprio devo citare nomi, oltre al mondo punk rock anche del passato, direi che vado da Bruce Springsteen ai Cheap Trick, alla vecchia scuola rock ‘n’ roll e folk (Chuck Berry, Elvis, Johnny Cash e Jerry Lee Lewis su tutti), le grandi band internazionali, musica italiana (Ligabue, Cremonini, Max Pezzali e Mirkoeilcane tra i tanti), soprattutto musica italiana anni ‘60/’70 (amo Rocky Roberts alla follia!). Ultimamente ho scoperto anche Chris Stapleton e gli Struts… clamorosi!
- Cosa ti aspetti da questo brano, ti sei prefissato delle aspettative?
Ero davvero curioso (e ammetto, anche un po’ timoroso all’inizio) di vedere quanto interesse, a tre anni di distanza dal mio primo singolo benefico Blu, ci fosse intorno alla mia musica: in questi anni ho dedicato il mio tempo più al lavoro da addetto ai lavori e volevo capire se chi mi ha seguito in questo periodo magari lo ha fatto perché interessato di più ai contenuti sul mondo della musica indipendente che posto sui social rispetto al “Luca Sammartino prettamente musicista”. Devo dire che l’attenzione e l’interesse che il brano sta ricevendo mi rendono estremamente grato. Mi aspettavo anche che fosse una “scintilla” per ricominciare a lavorare concretamente alla parte musicale… ma ve ne parlo nella prossima risposta.
- Progetti per il futuro? Stai lavorando ad altri brani musicali, hai già altri lavori nel cassetto?
Come anticipavo prima, sì: Che Sberla! è stata una “sberla” in tutti i sensi. E’ da tempo che coltivo il sogno del primo vero disco (con la vecchia band arrivai solo a due EP) e mi sento pronto. Ho del materiale a cui sto lavorando da un po’ e ho alle spalle un team fantastico: Giuseppe Della Mura dell’etichetta Sparo Parole che mi aiuta nella distribuzione e nelle faccende burocratiche, il braccio destra del mio ufficio stampa Carlo Capretta che mi aiuta nella promozione, l’immancabile ed inseparabile compagno di mille avventure Marco Fapani che, oltre ad aiutarmi nel mix e master con 0371 Music Studio, ho coinvolto come batterista nei Fenomeni, la formazione che mi supporta, insieme ad Andrea Cattarina al basso e a Christian Anfossi alla chitarra. Siamo nelle condizioni ideali per divertirci, lavorare sui pezzi, sulla parte di marketing e promozione e vedere cosa succede… e non vediamo l’ora di andare a suonare live!
· Spiegaci come nascono le tue canzoni? Cosa ti da l’ispirazione e se dai più importanza al testo o alla musica?
Domanda difficile. Non ho un modo esatto con cui nascono le mie canzoni. A volte mi vengono delle idee melodiche e le registro sul cellulare per poi svilupparle con la chitarra e registrare delle demo al pc, altre mi vengono in mente dei versi che poi inserisco su degli accordi, altre ancora dal titolo. Credo che testo e musica abbiano la stessa importanza. Forse tante volte il testo viene sottovalutato: credo che il testo (e la linea di voce) siano anche essi da considerare alla pari degli altri strumenti, con i loro canoni, la loro melodia ed il modo in cui suonano all’orecchio. Da più di un anno a questa parte, grazie anche alla mia insegnante di canto Marta Meazza di Emozioni Musicali, sto lavorando molto su questi aspetti e sulla produzione per cercare di alzare sempre il livello delle canzoni.
- Hai un brano a cui sei più legato? Dei tuoi o un brano “dei ricordi”.
Tra i tanti, sicuramente She dei Green Day, dal disco Dookie… la mia canzone preferita. E’ un pezzo tanto “semplice” quanto ricco di emozioni e di carica, credo rappresenti alla perfezione la mia visione della musica e del fare musica: già dal primo verso che dice “lei urla in silenzio”, e ancora prima dall’attacco della canzone con basso e batteria subito riconoscibili, capisci che puoi essere libero di esprimerti e lasciarti andare senza troppi giri di parole e che non hai bisogno di troppe esasperazioni per trasmettere in musica le tue emozioni. Sono molto legato anche al testo ed al suo significato.
- Un’ultima domanda che sto facendo a tutti gli artisti che stiamo intervistando.
Siamo in piena emergenza a causa del Coronavirus, abbiamo sentito molti artisti appellarsi al governo chiedendo delucidazioni su quando e come poter ripartire a fare serate, concerti e così via… Vorrei sapere anche il tuo pensiero. Cosa ne pensi?
Penso che l’Italia è il Paese della cultura, a livello mondiale. La nostra cultura e la nostra arte influenzano il mondo da millenni. Abbiamo dato i natali ai più grandi uomini ed artisti della storia… eppure arte e cultura vengono messe sempre in fondo alla lista. Credo sia il momento giusto per farci sentire e cerco di dare il mio contributo a livello indipendente collaborando con altri artisti ed addetti ai lavori: credo che cooperando tutti insieme possiamo crescere ed essere ascoltati. Siamo tutti membri di una grande band in cui, fino ad un paio di anni fa, ognuno suonava per conto suo: vedo che adesso c’è tanta voglia di unirsi tra persone ed artisti con una visione comune e la cosa mi fa ben sperare.
- Domanda a scelta… Fatti una domanda che avresti voluto ti facessi e poi risponditi…
La domanda a scelta che faccio a me stesso in stile Marzullo è: con chi ti piacerebbe scrivere una canzone a quattro mani?
A livello internazionale, con Noel Gallagher: soprattutto da quando si è messo in proprio credo stia dimostrando quanto gusto abbia e che calibro di musicista sia… idolo indiscusso. A livello italiano sarebbe scontato citare i cantautori storici ed iconici della musica italiana (cito però per immensa riconoscenza il Maestro Francesco Guccini), per cui (ri)cito uno dei migliori cantautori italiani in circolazione secondo me: Mirkoeilcane. Credo abbia una sensibilità ed un gusto a livello di scrittura e di tematiche che in pochi hanno, oltre ad essere alla mano, disponibile e molto bravo live.
VIDEO UFFICIALE DI "CHE SBERLA!" LUCA SAMMARTINO
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