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  • Immagine del redattorePaKo Music

Intervista a Grossover

Aggiornamento: 15 set 2020

Oggi diamo il benvenuto a Grossover, un ragazzo di 22 anni; nei suoi testi possiamo percepire una profondità rara e una grande maturità.

Ha da poco pubblicato il suo album “Profumi di Vita” pieno di belle canzoni.

Ora, senza dilungarci troppo, parliamo direttamente con lui e conosciamo la sua musica.



- Ciao Grossover, siamo felici di fare quattro chiacchiere con te, prima di tutto presentati e poi spiegaci come mai hai scelto questo nome?

- Ciao PakoMusic, ricambio in modo sincero la felicità e, essendo un artista che nelle canzoni parla spesso di sé e di ciò che ha vissuto, credo sia più facile ascoltarmi che leggere una mia definizione di me stesso.

Grossover è il nome più azzeccato per la mia persona ed è sicuro al 200% che non lo cambierò mai. Io sono un rapper e il mio Album comincia con un brano Pop Rock che nella prima strofa ha uno schema rimico A-B-C-D-B-C-A-D, che per il Rap sarebbe quasi una bestemmia: questo è solo un piccolissimo esempio che conferma il fatto che rispecchio a pieno la definizione musicale di “Crossover” (Mix di stili musicali eterogenei). Il mio cognome è Grosso e, come si percepisce nell’ultima traccia di “Profumi di Vita”, io sono un amante dei giochi di parole, quindi è facile intuire che Grossover sia un wordplay tra Grosso e Crossover.


- Sei ancora molto giovane ma si sente dai tuoi testi che hai un’ottima dialettica, che scuole hai frequentato? Ti piace leggere?

- Sono uno studente di “Letteratura, Musica e Spettacolo” e ho un diploma in “Amministrazione, Finanza e Marketing”. Dalla quinta elementare leggo ogni giorno articoli di calciomercato, successivamente ho letto pochissime opere letterarie, ma quel poco fa sì che se dovessi scrivere in prosa, forse sarei più bravo di ora che scrivo in versi. Comunque in genere preferisco guardare i film, ad esempio prima di scrivere un brano di 4 anni fa (“Italia Libera”, ndr) per avere delle vibrazioni ho guardato “Il giorno della civetta” (1968) di Damiano Damiani, anziché leggere il grandissimo capolavoro di Leonardo Sciascia!


- Quando hai capito che la musica fosse parte fondamentale di te e soprattutto quando hai iniziato a scrivere i primi testi?

- I miei primi approcci alla scrittura risalgono a quando avevo 10 anni: mi divertivo a imitare le parodie dei Gem Boy, credo che la primissima sia stata “La forza mia” di Marco Carta, scritta insieme a mia sorella (ride, ndr) dopo aver sentito un ritornello improvvisato di mio padre, che cantante non è. Credo che i generi preferiti delle persone siano scritti nel DNA: il primo artista a cui mi sono affezionato è stato Tiziano Ferro, che quand’ero piccolo ha fatto due Album molto black, che ho potuto studiare bene ora che sono grandicello. Poi quando Mondo Marcio e Fabri Fibra spopolavano con le loro hit in televisione, li guardavo attentamente e li reputavo fighi. La loro musica a differenza di altri artisti mi trasmetteva molto, perciò la mia passione per la musica afroamericana c’è da sempre. Poi crescendo ho allargato i miei orizzonti alla musica popolare italiana ed eccone fuori il risultato. A fine 2015 ho avuto una grandissima approvazione da parte del pubblico del Teatro del Lido di Ostia, e lì ho capito che da gennaio 2016 dovevo cominciare a premere l’acceleratore.


- Che tu sia una persona originale lo avevamo capito, scelte musicali attuali ma con un livello di scrittura sopra la media. Hai ben due brani che trattano argomenti importanti, uno parla di violenza sulle donne e l’altro d’immigrazione.

Come mai hai voluto inserire, anzi, come mai hai scritto testi così forti?

- Sono entrambi due brani che rispecchiano a pieno le mie idee, di cui non mi pentirò mai, anche se per avere successo oggi non bisogna scrivere brani del genere. Per quanto riguarda “Immigratitudine”, la scomparsa della xenofobia mi sta molto a cuore, visto che già in passato mi sono dimostrato a favore del melting pot in Italia, oppure che in “Rime, morsi e rimorsi” dico espressamente che giocavo a calcio da piccolo con bimbi rumeni, di pelle scura ecc. Un verso di quel brano che per me ha tanto spirito di unione all’interno è quello in cui canto: “Indossavo il ‘Made in China’ di Mohammed dal Maghreb”. Mi collego a “Di più di quel che c’è”, brano contro il femminicidio, con due versi di “Immigratitudine”: “Se gli attacchi verbali son sinonimo d’ignoranza, quelli fisici sono un’illogica devianza!” Sono totalmente contro la violenza e non ci tengo a essere chiamato “Uomo” se questa parola viene utilizzata per definire una persona debole di mente e di animo, che riesce a far del male a creature affascinanti come le donne. Ammetto che quest’ultima frase mi avrebbe concesso una standing ovation dallo studio di Massimo Giletti, però l’amore per le donne da parte mia è sconfinato, ed è il concept più rilevante di quest’Album.

- Altra cosa particolare è la scelta di far uscire direttamente l’album ma senza anticiparlo da singoli, come mai? Non lo fanno artisti famosi, figuriamoci gli emergenti, scelta rischiosa ma vedo che non sta andando male… anzi…

- Sono rimasto colpito 5 anni fa da una tattica di marketing statunitense in cui i rapper comunicavano gli instore una settimana prima, senza avere mai annunciato una data di uscita dell’Album. Non ho pubblicato nulla per più di 2 anni, non credo assolutamente che questa mia scelta artistica di far uscire un disco anziché dei singoli tolga valore alla mia arte, credo fermamente nel lavoro mio in questi brani, quindi potrei girare anche un videoclip a maggio 2021 di una canzone registrata a giugno 2020, dimostrando che il mio “Profumi di Vita” non sia assolutamente un guizzo del momento, ma un’opera destinata a restare. Poi è anche vero che avevo in mente molte altre cose più ingegnose, ma la pandemia ha rallentato tutti noi artisti e poi, avendo il singolo estivo, non potevo ovviamente attendere Settembre, quindi sono stato costretto a dover affrettare alcuni tempi.

Copertina "Profumi di Vita"

- Se dovessi definire la tua musica con una parola, quale useresti? Quale significato o quale valore ha per te la musica?

- Ti esclamerei come una vecchia hit estiva italiana: “Dammi 3 parole!” E quelle 3 parole sarebbero “Cultura & Figa”. Sono serio. Provare ad ascoltarmi per comprendermi.

- Rinunceresti alla musica per avere una stabilità economica?

- Ti lascio rispondere da 4 versi dei Two Fingerz: “Non dico ‘abbandono la musica’, mentirei, ma le serate, la tivù, le date, lo farei, e mi andrebbe bene cantare per te soltanto, ti ho riservato un posto in prima fila in sala da pranzo”

- Adesso parlaci un po’ del tuo album, raccontaci qualcosa, qualche aneddoto o curiosità.

- Con Roberto Cola de “Il Piano B Progetti Sonori” e l’unico ospite Skuba Libre in studio mi sono divertito tanto quanto loro e questo è stato ottimo, considerando che a giugno 2019 io feci ascoltare i primi spoiler dell’Album ad alcune persone che, però, prima di registrare le voci definitive sui beats dei The Artisans, mi hanno voltato le spalle. Quest’avvenimento è stato un duro calcio nelle palle e cercare di farlo pesare meno in me non è stato semplice, ma alla fine ce l’ho fatta ed ora finalmente sono libero, pronto per nuove sfide.

- Quali sono i tuoi riferimenti, chi ti ha influenzato o a chi ti ispiri?

- Ovviamente essere influenzato non significa imitare, d’altro canto io ho imparato molto da Eminem, Drake, Vybz Kartel, J Balvin, Cremonini, Celentano e tantissimi altri artisti che stimo… M’ispiro alla mia quotidianità e alla mia personalità, così faccio uscire musica originale e che mi racconta.

- Cosa dobbiamo aspettarci per il prossimo futuro? Stai già lavorando a qualche nuovo brano?

- Per come sono fatto io, adoro la musica e quindi sto ogni giorno, quando più quando meno, a cercare di produrre qualcosa. Di certo, sono convinto che la strada intrapresa in quest’Album sia quella giusta e quindi conserverò ancora uno spazio per apprendere qualcosa in più di Canto Moderno, che mischierò coi miei gusti ritmici.


Frame di "Caliente"

- Come sappiamo, ogni epoca è accompagnata da una musica e tu, con i tuoi 20 anni, stai spaziando tra il rap e il pop, preferisci la musica che va di moda adesso o quella passata che però è in voga da generazioni?

- Non voglio sembrare un boomer ammettendo subito che sia migliore la musica italiana uscita negli anni ’80, però molte canzoni di quel periodo hanno ispirato il mio modo di concepire le canzoni. Una melodia cantabile da tutti per me è una prerogativa, quindi se mi dovessi chiedere: “Preferisci le canzoni delle Tik Toker o canzoni come Amore Disperato di Nada, Giulia di Gianni Togni e Ti sento dei Matia Bazar?” La mia risposta sarebbe palese.


- Ormai siamo al termine dell’intervista, l’ultima domanda la lascio a te. C’è qualcosa che non ti ho chiesto ma che avresti voluto ti domandassi?

- Preferisco rispondere solo a ciò che mi è stato chiesto per carattere personale. Vi ringrazio di cuore sia per il supporto che avete dimostrato nei miei riguardi sia per avermi accolto nella vostra splendida famiglia di Spotify, con cui ho potuto conoscere artisti validi anche come persone. Un abbraccione e, cari lettori, ascoltate “Profumi di Vita”!


 

Grossover - Caliente (official video)

 

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